Una grande opportunità per l'umanità intera. Ma non bisogna essere impreparati.
Negli ultimi decenni si è assistito ad una continua ed inesorabile diffusione delle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni. Sono moltissime le aziende che devono il loro successo proprio alla crescente domanda di introdurre queste tecniche in diversi ambiti quali: la rassegna stampa, la fotografia, l’archiviazione documentale, la multimedialità, la telefonia, le telecomunicazioni, l’industria ecc. ecc.
Oggi, anche grazie alla spinta determinata dalla pandemia che sta affliggendo l’intero pianeta, questa crescita sta diventando una vera e propria “Rivoluzione Digitale” della società. Basti pensare a quanti slogan fanno uso della parola “digitalizzazione”, sembra di ricordare sotto un certo punto di vista “la corsa all’oro” nell’Eldorado. Ma cosa si intende per “Digitalizzazione”? In che modo può aiutare nel futuro prossimo?
Tutto è iniziato quando nell’immediato dopoguerra (1945) il matematico di origine ungherese ma naturalizzato statunitense, John Von Neumann, disegnò il primo calcolatore elettronico, da allora si iniziò a parlare di memoria, cpu, input, output ecc. ecc.
Ebbene si! L’inizio dell’era della digitalizzazione coincide proprio con l’avvento del primo calcolatore elettronico digitale. Non c’è nulla da fare è sempre una questione di numeri. I numeri rispondono all’esigenza dell’uomo di quantificare le cose della vita e più in generale digitalizzarle significa rappresentarle con dei numeri, come sarebbe il nostro quotidiano senza i numeri?
Il primo sistema di numerazione che l’uomo ha utilizzato è stato il sistema “unario” ovvero associare uno ad uno le quantità desiderate con una loro rappresentazione simbolica costituita da un solo simbolo grafico.
Per esempio per indicare il numero tre si simboleggiava cosi: “| | |” il numero 4: “| | | |” e cosi via.
Furono gli arabi poi, a semplificare il tutto, forse perchè le mani hanno dieci dita, a comprimere questa rappresentazione con i dieci simboli che tutti conosciamo “0,1,2….9”. Tuttavia una particolare rappresentazione delle quantità, è data dal sistema “binario” che come lascia intuire la parola stessa utilizza solo due simboli comunemente indicati come “0” ed “1”.
In questo sistema per esempio la quantità quattro si scrive cosi: “1 0 0”. Poichè l’elettronica realizza facilmente questi 2 stati, alto e basso, tale sistema di rappresentazione delle quantità è stato adottato in tutti i calcolatori elettronici e da allora fino ad arrivare ai nostri smart-phone mai più abbandonato. Ecco perché da sempre la logica cosiddetta binaria o booleana del vero e falso è alla base del concetto di rappresentazione “digitale” dell’informazione e quindi della digitalizzazione. Se ne sta parlando così tanto che diventa doveroso chiedersi ma ciò che non è digitale come viene denominato?
Semplice: “analogico”! Un dato analogico è la rappresentazione più ricca dell’informazione, ciò che maggiormente la rende vicina all’uomo, tuttavia estremamente difficile da razionalizzare dentro un calcolatore.
Ma perché tutto questo clamore in questo periodo sul concetto di digitalizzazione? Cosa sta accadendo di così importante da meritare un così alto livello di attenzione? Del resto nel periodo pre-pandemia di digitalizzazione non se ne parlava con questa intensità mentre oggi sta divenendo un tormentone.
Eppure basti pensare a quando si è passati dai dischi in vinile ai compact disc, oppure dalle cassette VHS ai DVD, ed oggi grazie alla rete addirittura allo streaming, dalla tv analogica a quella digitale terrestre di una ventina di anni fa, all’avvento di Internet ed i servizi web ecc. ecc. si potrebbe proseguire a lungo, sono tutti esempi di “digitalizzazione”. Insomma questo processo è in corso da molti anni, probabilmente il clamore di oggi è conseguenza diretta della pandemia che sta accelerando i processi di innovazione digitale, spingendo “finalmente” anche la pubblica amministrazione ed il lato più “governance” della società, che per decenni sono rimasti congelati nelle loro procedure burocratiche arcaiche, lente, poco produttive e molto convenienti “politicamente”, a rinnovarsi in maniera determinante.
Basti pensare al tentativo, fallito per altre ragioni, di adottare una applicazione digitale, per tentare di risolvere il problema della tracciabilità dei contagi.
E’ pur vero che la rivoluzione digitale sta modificando lo status dell’individuo da persona autonoma, indipendente e con libero arbitro, a prigioniero dei dati ed il suo essere si ritrova distribuito in profili sociali di ogni tipo, vittima del proprio inconscio digitale.
Tuttavia l’immediatezza nel recupero delle informazioni, la standardizzazione dei metodi di archiviazione, Internet delle cose, realtà virtuale, dispositivi interconnessi che modificheranno alla radice società e ambiente rendendoli più intelligenti, le città che diventeranno smart cities, le auto self driving, le case smart homes ecc. ecc. sono la prova tangibile della evoluzione digitale dell’uomo e rappresentano una grande opportunità di fronte alla quale l’uomo non deve farsi trovare impreparato ma deve assurgere al ruolo di attore principale nel disegno del proprio futuro.
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