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Immagine del redattoreAlessandra Lupi

QUELLA FABBRICA ABBANDONATA

Aggiornamento: 5 mag 2021

AL CASTELLACCIO I RESTI DI UNA STORICA INDUSTRIA DI FILATI









Lo stato di degrado in cui versano gli impianti di quella che fu una importante azienda del nostro territorio.

In questi stabilimenti furono prodotti i primi filati.

Una cattedrale nel deserto simbolo dell’antica industria manifatturiera e della incuria di oggi.







La questione delle aree industriali dismesse fin dal primo manifestarsi del fenomeno (risalente per la maggior parte agli anni '70) si è inserita all'interno dei problemi e delle questioni territoriali, coinvolgendo tutti gli operatori e gli studiosi di queste tematiche.

Molto spesso queste aree creano dei vuoti urbani che vengono percepiti dalla popolazione come zone degradate, sia per la pericolosità delle strutture fatiscenti, sia perché a volte diventano delle discariche a cielo aperto, per non parlare dell'occupazione abusiva di alcuni edifici.

L'ex fabbrica della Snia Viscosa in località Castellaccio è un grande complesso industriale oggi abbandonato, con stili architettonici diversi, frutto dei tanti cambiamenti che si sono succeduti nel corso della sua storia.

La Bombrini Parodi Delfino, conosciuta come BPD, è stata un'azienda attiva in molti settori, fondata nel 1912 da Giovanni Bombrini e Leopoldo Parodi Delfino, con lo scopo principale di produrre polvere da sparo ed esplosivi.

Nel secondo dopoguerra la BPD, oltre alla produzione di cemento e concimi, aggiunse altri settori: la meccanica, il tessile e la chimica.

E' nel 1968 che la BPD fu acquistata dalla Snia la cui divisione chimica per alcuni anni portò il nome di Snia BPD con sede nell'opificio di Colleferro, le resine sintetiche invece, le fibre tessili e artificiali, sono passate alla storia con il nome di Snia Viscosa, con sede nello stabilimento del Castellaccio, che era stato costruito nel 1955.

Vari passaggi di proprietà e la crisi del comparto hanno provocato una crisi societaria culminata nel 2008 in un blocco di produzione e vendite.

Per quanto riguarda lo stabilimento del Castellaccio negli anni '90 un lento e progressivo abbandono portò il complesso al risultato odierno.

Piccoli e fallimentari tentativi di recupero per uno spazio immane e per un centro occupazionale che ha dato lavoro a centinaia di donne delle zone limitrofe.

Spogliata di ogni identità resta poco del passato produttivo: qualche macchinario qua e là, ritagli di giornale incorniciati, l'archivio ammuffito e le norme di sicurezza ancor ben visibili ma in mezzo al degrado.

Questo vuole essere un momento di riflessione sullo stato di abbandono di tutte quelle fabbriche che hanno fatto la storia del nostro Paese.

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