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Ristorante UNICO, il piacere della cucina

Aggiornamento: 13 mag 2021

Un nome che racchiude l’essenza di questo ristorante, unico come il piacere della sua cucina.

Ci troviamo a Valmontone, Via porta Napoletana.

È il 12 dicembre 2020, Tommaso Carboni e Graziano Romagnoli, due ragazzi 30enni nati e cresciuti proprio a Valmontone aprono il sipario del loro ristorante.

Un sogno nel cassetto che finalmente, nonostante la pandemia, ha preso forma e si è realizzato. Oggi siamo qui per intervistare Tommaso, uno dei due soci proprietari.

Tommaso Carboni e Graziano Romagnoli, proprietari del ristorante Unico

Ciao Tommaso, innanzitutto ti chiedo di dirci qualcosa di voi e di come è nato il progetto di “Unico”.

Tommaso, 30 anni, dopo un’esperienza di 10 anni nella macelleria di famiglia ho deciso di mettermi in gioco e passare dalla preparazione della carne al servizio e vendita della carne al cliente. Graziano, 32 anni, anche lui dopo anni nella pizzeria/ristorante di famiglia ha deciso insieme a me di unire le forze cercando di creare qualcosa di nuovo, di fresco. Innanzitutto per noi e per il nostro futuro. Ma anche perché a Valmontone mancava un ristorante che avesse come elemento cardine proprio la carne.

Il progetto del nostro ristorante nasce proprio dalla voglia di rinnovarci che entrambi avevamo, unendo le nostre forze e mettendoci in gioco.

E il nome ha un significato particolare?

Il nome potrebbe avere un significato particolare dopo averlo scelto. Mi spiego. Prima di sceglierlo abbiamo avuto molte difficoltà nella scelta del nome adatto per il nostro ristorante. Volevamo trattare la carne, ma non in modo esclusivo. Inserendo nel menu anche antipasti, primi, dolci, piatti di cucina e anche piatti vegetariani. Quindi abbiamo escluso nomi che potessero riportare la mente esclusivamente alla carne.

Un giorno, casualmente, scambiandoci dei messaggi, tirando fuori le idee una dopo l’altra, unico è stato quello che ha colpito entrambi. Ragionandoci la parola unico è una parola utilizzata quotidianamente da chiunque, in qualunque discorso. E chi è stato da noi ci ha raccontato che proprio pronunciandola non può che pensarci. Abbiamo scelto una buona strategia di marketing (ride). Adesso che è passato qualche mese da quando abbiamo aperto è bello perché incontrandoci le persone ci dicono che siamo “unici”, e questo ci fa capire che il nostro ristorante lo è realmente.

Com'è condividere un progetto di questo tipo con un amico?

Questa è una bellissima domanda. A volte non c’è neanche una risposta. Purtroppo, o per fortuna, l’amicizia e il business non vanno molto d’accordo. Quello che cerchiamo di fare è distinguere le cose. Spesso e volentieri quando siamo al ristorante parliamo solo di lavoro, quando invece condividiamo tempo insieme fuori dal ristorante, andando a giocare a padel o magari a prendere un caffè, parliamo semplicemente di Tommaso e Graziano, amici da 20 anni, non parliamo mai del ristorante. In amicizia a volte alcune cose possono essere non dette e lasciate passare; sul lavoro, negli affari, è fondamentale la chiarezza e la trasparenza reciproca per evitare di creare problematiche che risultino poi non risolvibili. La nostra intenzione è quella di vederci come amici fuori dalle mura lavorative, e come soci, colleghi, collaboratori all’interno.

Siete stati due di quelli che in un periodo complicato come quello della pandemia hanno deciso comunque di mettersi in gioco e andare avanti aprendo questa attività. Cosa ha significato per voi questa apertura?

Non sono banale se ti dico che questa apertura ci è costata tanto. Non parlo esclusivamente del lato economico. Abbiamo investito tutto, tutto quello che avevamo a disposizione.

Tutti i nostri risparmi sono in Unico, ma non solo.

A volte ci sentiamo calpestati, calpestati nella dignità. Tutte le chiusure per noi sono state e sono molto pesanti, per noi come per tutti i ristoratori e tutte le persone in questo campo. Ogni giorno è una corsa continua, un rincorrere.

Quando c’è una nuova apertura tu sei consapevole che devi correre per portare in positivo l’economia della società, dell’attività, e anche a livello morale ti senti “positivo”.

Aprendo durante la pandemia tu sei in negativo, oltre che economicamente anche psicologicamente e moralmente.

Per come io e Graziano siamo, da sempre, ci viene naturale cercare di essere positivi, sorridere e scherzare, nonostante la situazione. La pandemia la stiamo vivendo sia come persone che come imprenditori e la stiamo vivendo in negativo in entrambi i ruoli. Questa apertura per noi significa la vita, tutti i sacrifici fatti sono stati investiti li, tutto quello che di buono abbiamo fatto, messo nello zaino e svuotato li dentro. Riprendendo la tua domanda, questa apertura non ha significato tanto, non ha significato tutto ma ancora oggi significa tutto.

Fondamentalmente noi ancora non ci sentiamo aperti, nonostante i giorni che abbiamo lavorato da dicembre ad oggi per noi è stata ancora una chiusura, perché dal nostro punto di vista la ristorazione funziona se funziona sempre e i limiti imposti è come se ci avessero annullato.

Quali sono le maggiori difficoltà che avete incontrato? Ma soprattutto quali vi aspettavate e quali invece vi hanno preso alla sprovvista?

Le difficoltà più grandi, come ti dicevo poco fa, sono legate sicuramente al periodo in cui abbiamo aperto, in piena pandemia. Aprire ma non aprire per noi ha significato fare una doppia fatica, correre e rincorrere tutto due volte.

Quali ci aspettiamo? Io mi aspetto sicuramente, essendo nuovo nel campo anche rispetto a Graziano che ha più esperienza, problemi a livello di organizzazione quando spero passeremo dal lavorare poco al lavorare tanto, quando torneremo ad essere aperti h24, anche di notte (ride). Spero non succeda, ma me l’aspetto.

Come vedete il vostro Unico in futuro?

Molto bella questa domanda, (ride) molto particolare. Sinceramente non lo so, io vedo un Unico a rincorsa di sé stesso, un Unico a migliorare sé stesso. Oggi i feedback arrivati dalle persone che sono venute a mangiare da noi sono più o meno tutti positivi, ma la nostra convinzione è che noi possiamo e dobbiamo dare ancora tanto e creare un’impronta al ristorante. Sono sincero, neanche noi sappiamo ancora cosa possiamo fare veramente e fino dove possiamo spingerci.

Fino ad oggi abbiamo vissuto un Unico al 5% e noi il nostro Unico lo vedremo quando potremo riaprire e ogni giorno aggiungeremo un po’a quella percentuale, senza arrivare mai al 100% perché quando saremo al 90 troveremo qualcosa che ci farà di nuovo rimettere in gioco e alzare l’asticella delle nostre ambizioni. Quindi il nostro Unico in futuro lo vediamo Unico.

Ti ringrazio Tommaso per la disponibilità e in bocca al lupo a voi e al vostro Unico!

Grazie a te Giorgia, come si dice? Viva il lupo!!!

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