Già a suo tempo criticammo la metodologia del Masterplan che è superata dai nuovi strumenti urbanistici.
Oggi la più moderna scienza urbanistica indica di intervenire sull’esistente, ricompattando il tessuto urbano.
Quindi c’è una netta inversione di tendenza rispetto ad ogni forma di consumo ulteriore del territorio e del suolo.
In Italia si consumano, secondo studi recenti, dai cinque ai dieci metri quadri di suolo al secondo.
Colleferro, con questo piano, rientrerà in tale media.
Vogliamo ricordare che l’area Bracchi fu oggetto di un Piano di Recupero, nel 2003, che ebbe approvazione e riconoscimento qualitativo da parte della Regione Lazio.
Fu giudicato meritevole di finanziamento.
Solo che il finanziamento, per successive difficoltà della stessa Regione, non fu mai individuato.
Specifichiamo che il Piano, più propriamente definito Programma di Recupero, per la sua valenza, fu richiamato anche per una possibile futura ricandidatura.
La Regione specificò che poteva essere rimodulato per futuri finanziamenti.
Tutto questo, purtroppo, non è avvenuto.
Al contrario negli anni successivi fu aperta una finestra per consentire ai privati di formulare loro proposte.
Ci sembra di capire che, nell’attuale piano integrato, siano presenti alcune di quelle proposte.
Ci domandiamo quale sia stato il criterio in base al quale sono state scelte alcune aree e altre no.
Quanto all’asse direzionale che sposta il baricentro residenziale verso Sud nutriamo molte perplessità.
Si interviene sulla parte alta della città, a forte pendio e in zone delicate dal punto di vista orografico.
Dove le conurbazioni preesistenti non lasciano spazio sufficiente per una azione di infrastrutturazione adeguata e alcuni inserimenti di nuove abitazioni comporteranno forti sbancamenti.
Se si pensa che tutto avverrebbe a ridosso della cava, su zone scoscese e inalberate, il rischio idrogeologico rimane alto.
Intubare il fosso ulteriormente ci sembra una azione del tutto avventata.
A proposito dello sviluppo complessivo della città, è singolare che mentre le dinamiche evolutive in termini di servizi commerciali e non si siano dimensionati verso nord, lungo la Casilina e via Fontana dell’Oste, ora ci si sposta a Sud compromettendo ulteriormente l’asse commerciale che da corso Turati si sviluppa verso via XXV Aprile, via Petrarca, via Consolare Latina, fino a Piazza Italia.
In conclusione, si sta delineando uno sviluppo amorfo della città, un suo impoverimento complessivo.
Mentre, al contrario, sarebbe stato utile rafforzare gli assi centrali che oggi versano in crisi.
Parliamo in particolare del commercio.
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