Noi, la generazione del Duemila
Oggi non inizierò questa pagina con una bella citazione di qualche scrittore o filosofo, anzi, comincerò con il constatare che a volte quando una cosa deve succedere (o nel mio caso, quando un argomento deve essere trattato) accadrà per forza…Chiamatelo destino, provvidenza, allineamento degli astri o in tutti i modi che conoscete, ma ci sono quei piccoli segnali che riusciamo a comprendere solo quando mettiamo insieme i pezzi del puzzle. Per me è stato così recentemente, tutto è iniziato da un semplice tema in classe riguardo un argomento che noi tutti conosciamo fin troppo bene: i social network.
Non è mai stato uno dei miei temi preferiti ad essere sincera, nonostante io scriva al computer e abbia un account social, ci sono molte cose della tecnologia che mi restano ancora parecchio sconosciute ma ammetto di non avere neanche l’interesse di abbandonare i miei fidati quaderni per passare agli appunti digitali, perciò mi prendo gran parte della colpa. Tralasciando ciò la cosa che mi ha colpito in questi giorni riguarda proprio questo argomento: ho scritto nel mio tema che molti ragazzi preferiscono mostrare sui social una vita che non è la loro, nascondersi dietro foto e video di brevi momenti felici per oscurare una realtà che semplicemente non ci piace; ebbene, ieri mi è apparso un post, scorrendo nella home di instagram, il cui titolo era: “siamo una generazione triste che posta foto felici”. Ovviamente mi è subito scattato qualcosa dato che quella stessa considerazione l’avevo fatta giusto una settimana prima sulla base di un breve testo tratto da un saggio…e allora, se non sono la sola ad accorgersene, possibile che ce ne rendiamo conto ma continuiamo a farlo? In questo caso bisognerebbe cambiare il titolo in “siamo una generazione triste che posta foto felice consapevolmente e volutamente”, scegliamo noi di indossare una maschera per far credere agli altri che vada tutto bene, che non ci sentiamo male ogni mattina o ogni sera per paura che cali la notte, che ci va bene stare a casa da soli rintanati tutto il pomeriggio con l’ansia di uscire. Tanto lo so che alla fine l’unica cosa alla quale ti aggrappi sono le tue cuffiette e quelle tristi melodie, come so che domani tornerai a postare una foto che ti ritrae sorridente in mezzo a tante persone, nel silenzio assordante della tua camera con la luce spenta. Ma chi l’ha deciso che i social sono il posto in cui va mostrata solo la parte bella di ogni cosa? La vita è complessa, ha mille sfumature, non esistono solo le cose belle come non esistono solo quelle brutte, certo, mostrare e condividere il proprio dolore è un altro tipo di coraggio, come si dice adesso in un linguaggio tecnologico credo, ha fatto l’upgrade passando alla versione successiva. Non voglio essere troppo cinica o pessimista come mio solito, non starò qui a dirvi che i social sono il male e stanno rovinando la nostra generazione perché non è vero; l’unica cosa che mi sento di ribadire è che quello che viene mostrato attraverso i filtri del nostro telefono non è la realtà, la stessa cosa vale per i famosi influencer che condividono ogni loro istante con il mondo intero, sappiate che neanche la loro vita è perfetta, ognuno di noi ha conosciuto il dolore e ha imparato ad affrontarlo e conviverci…alcuni ci stanno ancora provando. Non sono mai stata una di quelle persone che condivide ogni piccolo dettaglio della propria vita su un profilo Instagram, Facebook o TikTok: anche in questo campo mantengo la mia nomea da persona riservata, le piccole cose belle, quei momenti che non torneranno preferisco viverli e tenerli per me senza dover badare a quante persone hanno visualizzato la storia o quanti like hanno messo al post. Sono davvero queste le cose che importano? Il numero dei followers? La risposta che verrebbe spontanea a tutti è ovviamente “no”, ma le persone inconsciamente sono incoerenti tanto quanto il mondo e penso che sia per questo che ci siamo presi il titolo di “generazione triste”: l’apparenza e l’estetica della nostra vita attraverso il profilo di una piattaforma digitale è più importante del resto. Infondo decidi tu chi vuoi che gli altri pensino che tu sia ma stai attento a non seppellire troppo te stesso fino a perderti, alla fine non saprai riconoscerti nemmeno tu.
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