Come restituire spazio alle persone partendo dagli attraversamenti pedonali
COLLEFERRO - Come abbiamo più volte ribadito anche dalle pagine di questo giornale, la vita e la prosperità di una città possono solo scaturire dall'interazione tra le persone e non dall’interazione tra le loro auto.
Continuare a dedicare la quasi totalità degli spazi di un centro urbano alla sosta ed al passaggio delle auto non è oggi soltanto stupido ma significa anche mettere una pesante ipoteca sul futuro sviluppo della città.
Un enorme spreco di potenziale se pensiamo alle funzioni ed alle attività che, in alternativa, potrebbero avere luogo in quegli spazi a vantaggio della suddetta interazione tra persone che crea benessere sociale, inclusione, scambio di idee, ricchezza sotto svariati punti di vista non ultimo quello relativo al rilancio del commercio di prossimità.
Togliere spazio alle auto per restituirlo alle persone è uno dei principi di riferimento che amministratori di città e cittadine di mezzo mondo (non i nostri) stanno applicando nei sempre più numerosi interventi di rigenerazione urbana.
Tuttavia, ridurre le auto nel centro di una città non è un qualcosa che si possa fare con uno schiocco di dita dall’oggi al domani anche se l’ostacolo principale, come è stato dimostrato dagli innumerevoli recenti interventi di urbanismo tattico, è più culturale che tecnico.
La barriera culturale è tanto più elevata quanto più ci si trova immersi in realtà in cui, il basso livello di legalità ed il non rispetto delle regole (situazione spesso avallata da amministrazioni in cerca solo di consenso immediato o della possibilità di applicare la legge in modo discrezionale) permette l’uso indiscriminato dello spazio pubblico da parte degli automobilisti e l’instaurarsi di cattive abitudini difficilissime in seguito da sradicare.
Un esempio tra tutti il poter sempre e comunque arrivare in auto di fronte alla propria destinazione (che sia tabaccheria, pasticceria, supermercato, pizzeria, farmacia etc…) e la possibilità di sostarvici irregolarmente in doppia fila, fuori dagli spazi o peggio ancora come spesso accade sulle strisce pedonali attivando la doppia freccia (come se la doppia freccia concedesse il diritto di impedire ad un genitore con il passeggino, un disabile o semplicemente un pedone di utilizzare la rampa o di attraversare in sicurezza).
Come convincere cittadini aditi a queste consuetudini a lasciare la macchina in un parcheggio e proseguire a piedi? Come far si che l’ “io” automobilista diventi sempre di più un “io” pedone ?
Solo cominciando a creare le migliori condizioni possibili per l’ “io” pedone.
In una realtà come la nostra più che in altre, il cambiamento può avvenire solo attraverso un processo per fasi la cui prima fase non può che essere restituire alle persone lo spazio che è già delle persone. A cominciare dagli attraversamenti pedonali.
E’ incredibile osservare come nella nostra città, situazioni come quelle descritte sopra siano la norma e non l’eccezione; come sostare sulle strisce pedonali invece che sulle strisce blu sia una strategia efficace; come la sosta con la doppia freccia sulle strisce pedonali sia percepito come un diritto e non come un abuso.
Il problema andrebbe affrontato in contemporanea su tre livelli:
· sensibilizzazione
· controllo
· riprogettazione e modernizzazione degli attraversamenti e delle intersezioni
Già solo la pratica di sensibilizzazione e controllo, se venisse attuata, condurrebbe ad un sensibile miglioramento della situazione per i pedoni.
L’obiettivo tuttavia non è quello di arrivare alla soluzione del problema attraverso le sanzioni ma quello di evitare a monte che il problema si ponga.
Come? Rendendo fisicamente impossibile la sosta sugli attraversamenti pedonali: la riprogettazione ed il rifacimento di attraversamenti ed intersezioni diventa quindi fondamentale.
Le tecniche esistono da più di trent’anni (quasi imbarazzante è parlarne oggi) ma stentano ad essere applicate in maniera diffusa in Italia dove si continua a pensare di poter gestire il comportamento degli automobilisti (famosi per la loro disciplina) semplicemente tracciando linee e forme con vernice bianca sull’asfalto.
Una di queste tecniche è quella di riprogettare le intersezioni allargando il marciapiede in corrispondenza degli attraversamenti (vedi figura 1).
Sostare sulle strisce pedonali in presenza di questa configurazione significherebbe impedire al tempo stesso il passaggio delle altre auto: nella nostra cultura “autocentrica”cosa assolutamente da non fare. Il malcapitato o la malcapitata verrebbero lapidati nel giro di 3 minuti su pubblica piazza e la loro auto data alle fiamme.
Con la tecnica dell’allargamento del marciapiede (che poi altro non è che dare fisicamente alle auto esclusivamente lo spazio che gli compete) l’attraversamento pedonale resterà sempre libero al passaggio dei pedoni. La sosta irregolare, di fatto, fisicamente impedita dal marciapiede allargato.
Modificare la sagoma dei marciapiedi potrebbe richiedere tempo dovuto alle fasi di progettazione, finanziamento e realizzazione.
Il cambiamento ed i relativi benefici per i pedoni e la città potrebbero tuttavia arrivare fin da subito se soltanto si decidesse, nell’attesa di una sistemazione definitiva, di attuare la soluzione in modo temporaneo con la metodologia dell’urbanismo tattico come nell’esempio di figura 2: a costo minimo ed in tempi rapidissimi l’attraversamento pedonale rappresentato nella foto è stato messo nelle condizioni di non essere più violato mediante l’uso di vernice colorata e paracarri adeguati opportunamente collocati.
Inutile dire che anche l’attuazione di questa metodologia apparentemente così semplice richiede competenza, professionalità ed un uso di mezzi adeguati. A monte di tutto però dovrebbe esserci la volontà politica di cambiare le cattive abitudini e soprattutto una visione di città per le persone che a Colleferro purtroppo manca del tutto.
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