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LA LENTA AGONIA DELL'OSPEDALE

Aggiornamento: 23 apr 2021

IL NOSOCOMIO PRIVATO DI REPARTI IMPORTANTI E PERENNEMENTE SOTTO ORGANICO

La pandemia Covid-19 da più di un anno ha cambiato le nostre vite. Morti, sofferenza, privazioni, ma anche la dimostrazione di come tanti dei nostri medici ed infermieri vivono il loro lavoro come una missione, e in fondo è proprio così che dovrebbe essere.

Nell’emergenza però è emersa tutta la debolezza del nostro S.S.N., non omogeneo, in molte aree del tutto insufficiente.

Con lo sguardo al nostro territorio e all’Ospedale di Colleferro, da sempre punto di riferimento, oggi la situazione non è delle migliori.

Al di là delle considerazioni personali e al netto della pandemia, vorremmo provare a ragionare da queste pagine sui fattori che permettono di formulare un giudizio imparziale sulla sanità di un territorio, e nello specifico, su un Ospedale come quello di Colleferro.

È fuori dubbio che una sanità in grado di rispondere alla domanda dei cittadini, conquista di diritto la medaglia di “eccellenza”. Se non lo fa è “indecente”. Non esiste una via di mezzo: ai malati e alle loro famiglie la vita va semplificata…non complicata.

Sull’Ospedale negli ultimi anni sono stati lanciati segnali di allarme che miravano a sollecitare una risposta politica “forte”, in grado di arrestare ed invertire un processo di dismissione che è sotto gli occhi di tutti. Risposta, che non c’è stata.

Fino ad un decennio fa, l’andirivieni di medici, pazienti ed infermieri animava le corsie e i corridoi del “B.P.D.”, oggi il vuoto ed un’aria di rassegnazione, desolazione, al limite dell’abbandono. Chi ha voluto tutto questo? Di certo non chi nell’Ospedale “in scienza e coscienza” ci lavora, ma al di là del loro impegno che spesso va anche oltre quello per il quale sono chiamati a rispondere, se ancora non ve ne foste accorti…l’Ospedale sta morendo!

Per anni è stato detto che le cose non erano come venivano descritte: troppo allarmismo! Che il confronto con la Regione Lazio e i vari D.G. della ASL RM5 sarebbe stato “deciso” perché la tutela della salute dei cittadini veniva prima di tutto, ed ancora che questa strada istituzionale sarebbe stata percorsa a “fari spenti”, quando invece sarebbe stato più opportuno farlo con i “fari abbaglianti” accesi, visti i risultati.

Altro che potenziamento. Abbiamo assistito all’esatto contrario, mentre le “veline di palazzo” raccontavano un'altra verità, scambiando “la complessità” di taluni interventi (che ad onor del vero sono stati eseguiti, anche con ottimi risultati) con “l’eccellenza”, che però è altra cosa.

Non ce ne vogliano i medici e gli infermieri che si sono prestati a foto celebrative, al pari dei malati sono le prime vittime di scelte politiche capaci di certificare solo l’inadeguatezza di chi le ha immaginate e realizzate. Ripeto: eccellenza = capacità di rispondere in tempi brevi alle richieste più ricorrenti del territorio.

Per riuscire in questo però, prima bisognerebbe lavorare sugli “anelli” che compongono un’unica catena: la struttura, il personale e le apparecchiature. Riguardo alla struttura intesa come mura e spazi, a Colleferro non ci si è risparmiati.

Nel corso degli anni abbiamo assistito al susseguirsi dei lavori di ristrutturazione e/o di adeguamento, alla nascita di una nuova ala e di un nuovo Pronto Soccorso con annesso reparto di O.B. (Osservazione breve), della rianimazione…lavori che secondo logica avrebbero dovuto portare ad un aumento dei posti letto e/o dei servizi ambulatoriali, che però non c’è stato.

D’altro canto se non si era stati capaci di mantenere Reparti ed Ambulatori che fino al 2015 già c’erano, come sperare in altro?

Anche perché per mantenere o implementare i servizi serve il personale, sulla cui importanza abbiamo già accennato precedentemente. Ma vale la pena ricordare che a Colleferro, al di là dei post e delle foto celebrative che accoglievano i “nuovi arrivati”, in molti casi questi sono stati di passaggio e/o rimpiazzi di chi se ne era andato o stava per farlo, e non per “ampliare” una pianta organica già insufficiente e il più delle volte costretta a turni improponibili.

Per le apparecchiature mediche e diagnostiche poi, che dire? Basta ricordare solamente che per una RM, nel 2021, si è ancora costretti a portare i malati in altre strutture della provincia, con esorbitanti costi per i trasferimenti. Costi che avrebbero già permesso di acquistarne una, già ampiamente ripagata!

Ecco, su questi aspetti dovrebbe riflettere il lettore e chi ha veramente a cuore le sorti dell’Ospedale di Colleferro del quale torneremo a parlare.

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