
Il titolo dell’articolo non è una sterile provocazione ma la proposta che il sottoscritto ha rivolto, il 29 dicembre 2018, al Sindaco di Segni e al Presidente della Compagnia dei Lepini, in occasione della serata in onore del Martire inglese , tenutasi nella Concattedrale della “Perla dei Lepini”.
Anche se non abbiamo notizie di una sua presenza in Segni del presule di Canterbury, tuttavia possiamo affermare con sicurezza che egli ne conoscesse l’esistenza.
Infatti il 13 ottobre del 1170, a circa due mesi dal rientro nella sede arciepiscopale, Papa Alessandro III gli scrisse una lettera proprio dal palazzo dei Papi in Segni, quello che in seguito diventerà il Seminario minore.
Il Papa, che come Becket aveva sperimentato l’esilio dalla propria terra ed era anche lui in aperto contrasto con il potere politico del tempo, rappresentato del Barbarossa, con la sua missiva confermava il suo appoggio al vescovo esule.
Anzi lo autorizza , qualora il Re Enrico II non gli avesse restituito la sede episcopale con i possedimenti e gli onori connessi, a procedere secondo i poteri del suo ministero.
La lettera terminava con un invito alla prudenza che Becket non tenne in nessun conto, dato che al suo rientro in Inghilterra sospese “a divinis” i Vescovi che erano troppo legati al Re.
E’ cosa nota a tutti che i rapporti tra il monarca inglese e arcivescovo di Canterbury divennero talmente incandescenti da degenerare fino all’ esecuzione, ad opera di quattro baroni della corona, del prete “intrigante” nella sua cattedrale, 29 dicembre 1170.
A tre anni dal sacrilegio omicidio, Papa Alessandro presiedette proprio in Segni la Messa in cui Becket veniva iscritto nell’albo dei Santi, e ne fissò la memoria annuale al 29 dicembre, giorno del suo “martirio”.
Con quella celebrazione ebbe inizio, tra il vescovo inglese e la città di Segni, un rapporto che a dire il vero è stato riscoperto e rivalutato da una quindicina di anni. Una copia della bolla di canonizzazione di Becket è conservata nell’Archivio Storico “Innocenzo III” di Segni, mentre una lapide marmorea situata nella nostra concattedrale, tramanda ai posteri l’evento della iscrizione di Becket nell’ albo dei Santi.
Nell’oramai lontano 2004 poi, si tenne sempre nella nostra Concattedrale una giornata dedicata alla figura del presule inglese con la presentazione di un prezioso opuscolo che raccoglieva gli interventi dei conferenzieri.
In seguito, di fronte al porticato della chiesa di Santa Lucia (quella della beatificazione di Becket) fu posto un busto bronzeo per ricordare il personaggio e la sua vicenda, mentre nel 2014 in occasione della ricorrenza della sua canonizzazione, si propose il confronto tra il patrono segnino San Bruno astense e l’arcivescovo inglese, i quali, seppur in epoche diverse, furono accomunati dalla fedeltà alla Chiesa e al loro ministero episcopale.
Il martirio albionico è stato inoltre ricordato in diverse occasioni, ed anche il 29 dicembre del trascorso anno , sempre nella nostra Concattedrale, dopo la celebrazione in suo onore presieduta dal nostro Vescovo, ci si è soffermati a considerare la vicenda di un fatto di “cronaca nera” che è entrato a far parte della nostra comunità segnina.
E allora, visto il profondo e saldo legame creatosi tra il presule inglese e la nostra città, non mi sembra poi cosi assurdo né provocatorio suggerire a chi di dovere, di proporre per San Tommaso Becket la cittadinanza onoraria segnina, seppur postuma.
Segni “Prima Romanorum Colonia” ne trarrebbe grande lustro onorando un coraggioso rappresentante di quella fedeltà alla Chiesa di cui anche il patrono San Bruno fu un alto fulgido esempio.

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