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Paolo Ludovici

Sacriporto, recupero di una antica denominazione

La nuova amministrazione comunale ha recuperato il nome del territorio famoso per la battaglia tra Mario e Silla


Antica Sacriporto

SEGNI - Le polemiche in atto riguardo la scelta del Comune di Segni di rinominare nello storico nome di Sacriporto, la contrada del Pantano, ormai ex, sono davvero stucchevoli. Quel nome, Sacriporto, come i più sanno, è legato alla epica battaglia che si consumò nelle nostre contrade nell’anno 82 ac, tra il Console Gaio Mario e il suo antagonista Lucio Cornelio Silla.

L' esercito messo in piedi da Silla contava circa 40.000 uomini, dobbiamo quindi presumere che il Console Mario, cui Signia offrì in appoggio la sua forza militare, ne annoverasse altrettanti.

Ebbene, 80.000 uomini in armi sul campo di battaglia, con i rispettivi reparti di fanteria, quelli della cavalleria, la riserva da impiegare in caso di necessità, gli accampamenti dei soldati, il quartiere generale dei due fronti contrapposti e le macchine da guerra che accompagnavano sempre i Romani in battaglia, avranno occupato un territorio così vasto della piana di Signia, che la attuale Colleferro non ne avrebbe coperto nemmeno 1/10.

Tutto l’ampio fronte bellico, era parte del territorio di Signia, Sacriporto e Piombinara ne sono ovviamente ricompresi, trattandosi tra l’altro di luoghi molto vicini tra loro.

Le milizie in campo per forza di cose li avranno occupati entrambi durante i giorni antecedenti alla battaglia e con ogni probabilità avranno stazionato anche in ambiti territoriali più ampi. Qualcuno, parole a parte, ha idea di cosa voglia significare disporre due eserciti contrapposti per complessivi 80.000 uomini in armi?

Ci vogliono kmq di territorio, perché le modalità di ingaggio delle armate Romane erano così strutturate da non potersi dispiegare disordinatamente in un fazzoletto di terra.

La Colleferro odierna, se solo raccogliesse in piazza tutti i suoi 25.000 abitanti, coprirebbe un territorio più vasto di quello attualmente urbanizzato, figurarsi 80.000 Legionari armati di tutto punto.

Sacriporto è da intendersi come tutto il terreno di scontro, localizzato tra le vie Casilina e Latina, a ridosso del fiume Sacco, la cui portata d'acqua era chiaramente superiore a quella attuale, tanto da potervi allestire porti di approdo, sacri o meno che fossero, Sacriporto appunto.

Signia e i suoli alleati quella battaglia la persero, purtroppo aggiungo io, perché resto convinto che il Console Gaio Mario da Arpino, terra di filosofi, avesse più acume politico del contendente Silla, sicuramente più generale e stratega dell'altro.

La battaglia, con ogni probabilità, si tenne nel territorio di Signa, perché la nostra città aveva contribuito consistentemente ad allestire la forza d'urto di Mario, il quale avrà anche pensato che scontrarsi con l'avversario in un terreno ben conosciuto da una parte importante delle sue milizie, avrebbe potuto essere un vantaggio.

Evidentemente era in errore, correva l’anno 82 ac e suo cugino Giulio Cesare, all'epoca forse non ancora concepito, avrebbe conquistato la Gallia 35 anni dopo. Roma, che all’epoca era ancora una Repubblica, vantava già un vastissimo territorio lungo tutto il bacino del Mediterraneo.

La battaglia di Sacriporto, che semplificando vide contrapposte le ragioni dei Patrizi da una parte (Silla) e quelle dei Plebei dall’altra (Mario), segnò un nuovo corso storico per il futuro dell’impero, tanto che Signa, prima di allora città libera alleata di Roma, ne divenne colonia, la 1^ colonia addirittura, segno della importanza che la Roma di allora, ancora Repubblica, attribuiva alla nostra città.

Gaio Mario in quello scontro potrebbe essere morto ovunque, trafitto da un gladio o da una lancia nemica, magari mentre cercava di fuggire agli avversari cercando riparo ovunque gli fosse congeniale trovarlo.

Lui perì in battaglia e con lui morirono i sogni della Roma che egli prefigurava e che non fu più, anche se va detto che dopo di allora Roma divenne caput mundi. In buona sostanza, Sacriporto e Signa sono la stessa cosa, come lo è del resto Piombinara, peraltro ad un tiro di balestra dal luogo cui sempre la tradizione e la narrazione storica collegano il momento della battaglia e la morte del Console Mario.

Per accertarlo scientificamente ci vorrebbe una campagna intensiva di scavi archeologici, finalizzata alla ricerca dei resti della battaglia che fu.

Magari scavando scavando arriviamo fino alla Selva di Paliano !!. Fossi cittadino di Colleferro, anche se in parte mi ci sento, perché Segni, Colleferro e Gavignano (Rossilli, la villa imperiale, ricordate?, ma anche Villa Magna poco più a sud) sono parte dello stesso territorio, una città unica. Dicevo, fossi cittadino di Colleferro, sarei orgogliosissimo di avere per antenata una città di cotanta importanza storica, bellezza architettonica e ricchezza artistica, Signa appunto.

Cos'altro vorreste mai avere o desiderare? A Piombinara i nostri nonni ci andavano a piantare il grano, come anche alla Valle Sette Due e a Valle Purera, bevevano a fontana Bracchi o a fontana Viola. In una parola, lavoravano (sodo) si dissetavano e mangiavano nelle pause sotto l’ombra di un albero di un arbusto, ma sempre a Segni erano, anche se la loro casa poteva distare qualche km da quei luoghi.

Questa polemica strumentale, quanto stucchevole, mi ricorda quella altrettanto sciocca tra Anzio e Nettuno, che ancora oggi si contendono il luogo dello sbarco, neanche fosse stato un momento di gloria per l'Italia, sconfitta dagli uni sul campo di battaglia e occupata dagli altri di cui prima era alleata.

Anzio e Nettuno almeno esistevano entrambi, mentre nell'82 a.c., quando Mario e Silla si scannarono, a sud di Roma di città importante c'era solo Signa, poco a nord Preneste, verso il mare Cori e a sud Ferentino.

Tra l'altro, per chiudere, a nessuno è mai venuto in mente che Colleferro potrebbe chiamarsi così, perché in quel territorio di pianura, teatro di scontri continui nel corso dei secoli trascorsi, potessero essere state disperse tante di quelle armi (ferri appunto), da caratterizzare il luogo come una sorta di miniera del ferro a cielo aperto.

Magari al tempo qualcuno ci avrà guadagnato chissà quanti sesterzi nel recuperarli, ammassarli e quindi commercializzarli.

Pantano era nome che evocava alluvioni, paludi, acquitrini, Sacriporto invece collega i territori ad un fatto storico di portata enorme, che anche solo per nome riqualifica la contrada, cui da Segnino sono legatissimo, in parte anche per i tanti ricordi che fin da bambino mi legano a quei luoghi.

In passato siamo stati Signia, oggi siamo Segni, ma sempre pagine di storia abbiamo scritto, cosa di cui tutti dobbiamo essere estremamente orgogliosi.

Ancora ieri l’altro Enrico Toti si fece male nella stazione ferroviaria di Segni Scalo, Gabriele d’Annunzio dedicò una poesia all’alberello della stazione di Segni Scalo, Santa Maria Goretti si fermò con la sua famiglia nella stazione ferroviaria di Segni Scalo, la calce edile prodotta nello stabilimento in prossimità si chiamava Calce Segni, come anche lo zuccherificio di inizio 900 e i primi impianti per la produzione bellica.

Siam ostati una grande realtà territoriale e potremo continuare ad esserlo se solo sapessimo coordinarci e vivere il territorio comprensoriale con fare collaborativo.

Agli amici di Colleferro, che sono tanti, ricordo che di tutti gli uffici pubblici che Segni ha perso negli ultimi decenni (Ufficio del registro, Catasto erariale, Seminario vescovile, Sede vescovile, Pretura, Tribunale, Procura, Sezione penitenziaria, la più antica CCRA del Lazio) nessuno è stato delocalizzato a Colleferro, come sarebbe stato naturale che fosse vista la crescita urbana e la posizione baricentrica, ma tutto è stato delocalizzato a Velletri. Perché?, sarebbe più che legittimo chiederselo e fare ammenda per questo.

Viva il territorio comprensoriale, un tempo fu la gloriosa Signia, oggi può essere altro, ma sempre con l’orgoglio di chi la storia l’ha scritta e non subita.



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